Richard Kilroy è un artista inglese che con la sua bravura ha ottenuto diversi incarichi che l’hanno reso celebre nel mondo dell’illustrazione. Nato a Liverpool si trasferisce a Londra dove inizia ad aprire la mente alla realtà lgbtq+ connettendosi con quel mondo che prima lo terrorizzava ma allo stesso tempo lo affascinava.
Richard Kilroy attraverso le sue opere è riuscito a farsi notare al punto da entrare a far parte di una mostra collettiva realizzata da Dior nel 2010 e realizzare nel 2017 l’artwork per l’album Diamonds del leggendario Elton John. Ha inoltre collaborato con brand noti della moda. Lo stile di Richard Kilroy dall’inizio del suo percorso artistico ad ora è cambiato notevolmente. Prima realizzava dei soggetti con uno stile realistico e scontato, che però non gli apparteneva, tanto da farlo stare male. Adesso è riuscito e continua a sviluppare un nuovo stile e modo di illustrare. Blocchi dello stesso colore sono le sue figure umane che disegna, uomini dal fisico scultoreo che ricordano le figure greche. Forme molto essenziali e grafiche che riescono a formare le sontuose forme del corpo maschile. Richard Kilroy trae ispirazione da vecchie riviste gay o semplicemente dalla sua immaginazione.
Richard oltre ad essere un illustratore è anche editor e scrittore, fondatore della fanzine Decoy che spera di poter riprendere il prossimo anno dopo cinque anni di assenza.
Come e quando è nata la tua passione per l’illustrazione?
Penso che proprio come ogni bambino, che abbia un potenziale talento, quando viene elogiato e riceve approvazioni per i propri disegni, ha fatto nascere in me il desiderio di avere successo in questo ambito godendone i risultati. A scuola disegnavo di tutto: videogiochi, cascate, alberi, macchine ed edifici. I personaggi dei videogiochi in particolare con i loro corpi e costumi da combattimento sexy, solitamente più di donne che uomini.
Comunque la mia prima vera ossessione da illustratore è stata per l’Art Nouveau, in particolare per Alphonse Mucha, con la sua linea grafica, le composizioni incredibili e le esagerazioni di forme naturali ed i tessuti erano totalmente nuove per me.
Le figure umane che disegni spesso sono colorate interamente dello stesso colore, perché questa scelta?
Questo è solamente il risultato di aver voluto esplorare il colore dopo aver trascorso anni utilizzando il colore minimale, affrontando i miei limiti. Mi ero davvero stufato del mio stile. Dopo dieci anni ,mi sono sentito in un vicolo cieco a livello creativo. Ero frustrato dal tipo di commissioni che il fotorealismo incoraggia a dover fare. Non ero abbastanza ispirato. Il fotorealismo è un campo minato se non stai attento può diventante banale.
Alla fine non ce la facevo più, era un continuo realizzare dei ritratti a persone che non trovavo così eccitanti e impiegavo tanto tempo a terminare l’opera.
Ho raggiunto il picco in una commissione per realizzare l’artwork promozionale dell’’album Diamonds di Elton John nel 2017. Mi hanno pagato molto bene e ne sarò per sempre grato, ma piuttosto che aprirmi le porte, per me è stata più la chiusura di un capitolo.
Posso ancora fare dei lavori simili se i soldi sono tanti, ma il mio cuore non è lì in questo momento. Ecco perché ho iniziato a cambiare il mio modo di illustrare, anche se è stato un po’ più lento di quanto avrei voluto ed è ancora in evoluzione.
Mi piace disegnare, utilizzando tutta la pagina. Ho evoluto anche la linea della silhouette. Tutto si riduce alla forma, ho un occhio naturalmente grafico per forma e composizione. Trovo che disegnare curve femminili non mi entusiasmi più. Sono ossessionato dalle linee che il corpo maschile può offrire, ovviamente spinte dalla mia carnalità di uomo gay.
Tra i tuoi lavori troviamo diverse illustrazioni di moda di noti brands come Gosha RubChinskiy, Balenciaga, Vivienne Westwood, sono state delle collaborazioni volute da loro o è stata una tua scelta illustrarli? Cosa ti piace e ti accomuna a loro?
La maggior parte sono commissioni per magazine (online e cartacei). Solo pochi sono stati direttamente richiesti dai brand, come Canali e John Smedley. Come gli illustratori di moda e gli artisti in generale, ci esprimiamo attraverso le nostre scelte creative. Le mie scelte erano solitamente dettate perché trovavo un modello particolare interessante e l’abbigliamento era qualcosa che invece avrei voluto indossare. Detesto disegnare abiti in particolare qualcosa di incredibilmente complesso come la maglieria.
Nel 2010 la casa di moda Christian Dior, ti ha commissionato di realizzare un disegno per la mostra Dior Illustrated, come ti sei sentito a far parte di questo grande evento?
Sono stato molto molto fortunato. Avevano pianificato qualcun altro ed io ero l’opzione successiva.
Ero appena uscito dall’università, al verde e poco professionale. Non sapevo chi fosse René Gruau l’artista su cui si basava l’intera mostra. Pensavo che i soldi fossero fantastici, ma ripensandoci non lo erano, ma è va bene così.
Oggi non ho più quel metodo di illustrare, era troppo letterale e rigido, anche se credo ancora oggi di aver risposto concettualmente bene al brief che mi fu richiesto. È stato il mio primo cliente al di fuori dell’università e rimane ancora oggi il più prolifico. Il cliente era Dior Parfums e Somerset House.
Parlando di arte erotica, troviamo anche delle illustrazioni di uomini nudi, cosa ti suscita disegnarli?
In parole povero sono gay e mi piace il maschio nudo. Creo partendo dall’immagine che trovo di modelli e foto vintage porno, o semplicemente libero la mia immaginazione. Non mi eccito o masturbato mentre lo faccio. Adoro Tom of Finland, ma non mi eccita guardare il suo lavoro.
Come in qualsiasi livello di attrazione naturale, il tuo sguardo si ferma maggiormente su ciò che trovi bello e sorprendente. Vuoi trasformare quell’apprezzamento in qualcosa di tangibile e condividerlo in qualche modo.
Cosa pensi dell’arte queer?
È uno sbocco inestimabile per secoli di repressione, il risultato di tale cambiamento e l’ accettazione sociale negli ultimi decenni.
Gli uomini che ritrai hanno sempre un bel corpo equilibrato, cosa ti piace in particolare del corpo maschile ?
Qualunque cosa! Qualcuno ha paragonato i miei disegni ad una qualità greca del disegno figurativo. Tutto ciò non è stato deliberato o considerato, ma posso comprendere come mai questo venga affermato.
Oltre ad essere un illustratore sei anche un redattore e scrittore, come riesci a conciliare tutte le tue mansioni?
L’editor e la scrittura non sono qualcosa che ho fatto da cinque anni. Alcuni anni fa ho creato la mia fanzine “Decoy”, e Menswear Illustration un libro che ho scritto per una casa editrice sull’illustrazione dell’ abbigliamento maschile. Stavo lavorando al numero nuovo di Decoy, in lavorazione dopo cinque anni dall’ultimo numero, si stava trasformando in qualcosa di eccitante con altri fantastici illustratori queer, ma con il covid e il lockdown tutto quello che avevo pianificato è diventato molto più difficile o semplicemente impossibile. È in attesa a tempo indeterminato, spero che possa riprendere nel nuovo anno.
Di cosa scrivi ?
Solo sul lavoro di altri illustratori e influenze.
Hai degli artisti del passato o dei giorni oggi a cui ti senti molto legato stilisticamente e umanamente ?
Un’enorme influenza per me è stata George Stavrinos, un illustratore americano tragicamente morto di AIDS nel 1990, all’età di 42 anni. È stato uno dei pochi illustratori a lavorare nello stesso tempo sia come noto illustratore in riviste di moda che in riviste gay come Blueboy. Il suo approccio agli uomini era particolarmente sexy.
Ho creato un instagram all’inizio del lockdown per celebrare il suo lavoro (@georgestavrinos), ma è molto difficile trovare immagini ad alta risoluzione dei suoi lavori. Per vari motivi il suo lavoro non è mai stato promosso e ricordato in modo efficace. Ho trascorso innumerevoli ore a ricercare, archiviare e pubblicare ogni giorno per diversi mesi i suoi lavori. Da allora, un bel po’ di noti designer dell’industria della moda e figure giornalistiche hanno seguito l’account ,e hanno inviato messaggi per dire quanto amavano il suo lavoro e cosa significava per loro, felici di rivivere tutto di nuovo e di far rivedere il lavoro di George Stravrinos. È stato un vero privilegio per saperne di più oltre alle sue capacità tecniche, parlare con i suoi amici e quelli che lo conoscevano.
Che rapporto hai con la movida lgbtq+ londinese?
Beh, assolutamente nessuno quest’anno. Vorrei poter uscire ma non esco come una volta. A Liverpool e Leeds non c’era niente e non ho mai veramente fatto nessun tipo di esperienza o parte di una comunità significativa.
Spostandomi dal nord ho aperto gli occhi al sesso e ho affrontato le mie insicurezze. Trasferirsi a Londra mi ha aperto gli occhi, il pensiero di uno strip club ad esempio mi terrorizzava. Odio ancora quei luoghi, l’insicurezza e la disperata ricerca di convalida che gocciola dai muri.
Non mi sono mai piaciute la scene gay di South London o Soho, che sono troppo sexy o semplicemente trappole per turisti. East London ha sicuramente una forte comunità creativa lgbtq + intrecciata con la moda e l’arte, ed è qui che ho creato delle amicizie e sono riuscito a connettermi con questi luoghi.
Che progetti hai per il futuro?
Sviluppare ulteriormente il mio lavoro. Vorrei magari poter perdere tutto il peso che mi blocca, e vorrei prendermi più cura di me stesso e della mia salute mentale. Vorrei riuscire ad apprezzare il poter disegnare anche qualcosa di diverso dalla forma maschile. Una cosa alla volta però.